lunedì - 18 Novembre - 2024

Lupini meglio dei farmaci: il loro effetto sulla salute è sorprendente

I lupini, ricchi di proteine, potrebbero essere utilizzati in futuro per contrastare il diabete: recenti test hanno dimostrato la loro capacità di regolare il glucosio nel sangue.

Lupini, cosa sono? Il loro vero nome è Lupinus albus e sono legumi particolarmente ricchi di proteine, per questo sono spesso protagonisti delle diete vegetariane e vegane.

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I lupini sono pieni di risorse. Oltre ad essere un alimento gustoso e ricco di proteine, i lupini rappresentano un’arma naturale contro il diabete poiché riescono a regolare i livelli di glucosio nel sangue. A darci questa notizia sono i ricercatori dell’University di Curtin che hanno analizzato in laboratorio il comportamento di questo prodotto. Nello specifico, gli scienziati hanno osservato gli effetti dell’estratto dei semi di lupini sul glucosio ed ecco cosa hanno scoperto.

Lupini in ‘polvere’. Per comprendere gli effetti dei lupini sul glucosio nel sangue, e quindi sul diabete, i ricercatori li hanno letteralmente ridotti in polvere. L’estratto ottenuto è stato utilizzato in laboratoio e i test effettuati hanno dimostrato che è in grado di stimolare la secrezione di insulina nelle cellule.

Lupini e yogurt. Ma non è tutto. L’estratto realizzato se mischiato con bevande o prodotti a base di yogurt da assumersi prima dei pasti, può tradursi in un regolatore di glucosio nel sangue riducendone i picchi che si possono misurare alla fine di un pasto e che, per chi soffre di diabete, possono essere molto pericolosi: quando il diabete progredisce infatti i picchi diventano sempre più alti e il ritorno ad una condizione normale è sempre più lento.

Lupini e diabete. Responsabile di questo effetto regolatore è una delle proteine dei lupini, la gamma-conglutina, che in piccole dosi riduce lo zucchero nel sangue.

Test futuri. Ora che i test in laboratorio hanno determinato questo effetto dei lupini, che risulta essere più efficace rispetto ai farmaci attualmente utilizzati, non resta che spostare la sperimentazione sull’uomo che, secondo gli scienziati, non tarderà ad iniziare: si parla infatti di due o tre anni.

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