Psicologia

Abbiamo bisogno di molti più abbracci e meno wathsapp

 

Whatsapp, Facebook, Messenger, Telegram, Istangram sono solo alcuni tra i social più usati al mondo, che permettono di metterci in contatto con persone che non vediamo da tempo o che non possiamo avere accanto in quel preciso istante.

Questo per alcuni rappresenta un vantaggio, ma in realtà, nessuno si rende conto del vero e proprio isolamento che si sta creando intorno a noi. Tuttavia, ciò non deve assolutamente portarci alla solitudine in un mondo cibernetico, e farci dimenticare le cose importanti che alimentano l’anima.

Le visite a sorpresa, gli abbracci, i baci, gli sguardi ricchi di gioia, la presenza reale, il contatto fisico, devono essere le cose che continuano a mantenere valore: nessuna emoticon, tag nelle foto o altre scorciatoie virtuali possono sostituirle. Le reti sociali si sono imposte quasi come alternativa alle esperienze reali, e ci stanno allontanando anche dai nostri affetti più cari.

Con le ultime app diventa sempre più facile creare fotomontaggi in cui persone lontane si ritrovano sulle stesse foto ma, anche il contrario; e’ diventata virale l’immagine di persone in luoghi pubblici, vicine fisicamente ma che non comunicano tra loro, non si scambiano parola, non si guardano negli occhi, concentrati sullo schermo del loro cellulare. Bisogna riprendere l’abitudine di dare affetto, ascoltare chi ci parla senza porre esclusiva attenzione solo e soltanto al nostro smartphone. Una realtà assurda, i social ci stanno allontanando più che avvicinarci.

I social che ci rendono distanti, non vicini

Distanti fuori e dentro. Si sta diventando sempre meno amorevoli e affettuosi. Si preferisce salutarsi con una faccina piuttosto che un abbraccio la mattina, di scambiarsi gli auguri inviandosi un cuoricino su wathsapp piuttosto che chiamarsi o raggiungersi per stringersi forte e festeggiare.

E’ necessario vivere ogni momento e goderselo davvero, piuttosto che condividere dettagli con persone probabilmente disinteressate alla nostra vita. Dobbiamo imparare ad amarci e valorizzarci oltre il numero dei “mi piace”, smettere di vivere cercando l’approvazione degli altri per sentirci bene con noi stessi.

Non possiamo sostituire i baci, gli abbracci, le carezze con qualsiasi cosa che possa raggiungerci attraverso un dispositivo elettronico. Gli abbracci ci servono per far capire agli altri quanto sono importanti, quanto gli vogliamo bene. La tecnologia è utile, ma non può e non deve sostituire la vita reale e la magia che solo la presenza fisica può offrire.

Lasciate i vostri cellulari a casa ogni tanto e ricordate come si viveva quando non c’erano: si rideva molto di più, si viveva ogni singolo istante, si prendeva il primo treno possibile per abbracciare qualcuno…ora la vita si ferma se il cellulare è spento: figli di una tecnologia che ci vuole apatici, adiafori, senza vita sociale.

“Per strada è pieno di telefoni che portano in giro persone. E nessuno guarda più il cielo, nessuno guarda più il mondo. Io, se devo farmi portare da qualcuno, vorrei che fosse un soffione o una nuvola.
Ci vorrebbe una “venticinquesima ora”. Un’ora del giorno senza telefoni, email e agende. Un’ora senza pressioni e richieste da parte del mondo, un’ora senza la paura o l’euforia del dover rispondere alle attese di qualcuno. Un’ora da dedicare totalmente a noi stessi.”
(Fabrizio Caramagna)

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