Circa 2,2 miliardi di persone nel mondo vivono nella povertà e oltre a non aver cibo, non dispongono di servizi sicuri di acqua potabile: ciò significa che per dissetarsi, spesso utilizzano acqua ricca di batteri e dannosi per la salute.
Finalmente arriva una notizia che ci farà molto piacere e che renderà la vita dignitosa anche a queste persone: è nato un impianto solare in grado di trasformare l’acqua salata degli oceani in acqua da bere. La risposta sembra essere in una città situata in Kenya, vicino al confine con la Somalia.
Già possono molti abitanti vantarsi di un migliorato stile di vita degli abitanti della città di Kiunga.
Una persona su tre nel mondo non ha accesso all’acqua potabile, secondo un’indagine dell’UNICEF e dell’Organizzazione mondiale della sanità presentato meno di due mesi fa. La è di gran lunga più grave nell’Africa sub-sahariana ed è per questo che quest’area è stata scelta per mettere in funzione dallo scorso anno il primo impianto solare che trasforma l’acqua salata dell’Oceano Indiano in acqua pulita.
Kiunga è il nome della città di pescatori in cui il progetto sta funzionando con successo e la loro felicità contamina tutti.
Fino a poco tempo fa, l’unica fonte che avevano a disposizione proveniva dal pozzo, nello stesso canale usato dagli animali per fare il bagno, e quindi con contaminanti e parassiti che possono causare malattie come l’Escherichia coli e persino la morte.
Prima dell’implementazione di questa tecnologia, erano obbligati a bere, fare il bagno e lavare le loro cose con quell’acqua sporca e salata. “Cerano ragazzi all’interno della comunità con cicatrici sullo stomaco o sulle ginocchia a causa della quantità di sale all’interno delle ferite. Stavano avvelenando le proprie famiglie con acqua”, le parole dell’intervistato.
In questo contesto, la ONG, che ha già istallato pannelli solari in oltre 2.500 scuole, aziende e servizi di emergenza in 17 paesi, sta raccogliendo fondi per finanziare la costruzione di altri “parchi acquatici solari” che migliorano la salute della popolazione e riattivare l’economia delle aree devastate dalla siccità.
Ci auguriamo che i finanziamenti possano coprire le spese necessarie per coprire molte più zone e che questa gente possa dissetarsi senza paura di morire.