lunedì - 18 Novembre - 2024

Bambino di 5 anni rovina il bucato: la madre lo punisce ustionandolo con un ferro da stiro

Sembra inverosimile e la storia lascia tutti un po’ increduli e scioccati: una madre ha procurato ustioni al suo bambino di 5 anni per aver rovinato il bucato. Scopriamo cosa è accaduto.

I bambini, si sa, sono dolcissimi individui allegri, che, spesso e volentieri, giocano senza pensare quanto sarebbe opportuno non sporcare la casa, rovinare gli oggetti oppure aver rispetto delle cose che lo circondano. E’ l’età della spensieratezza e nessuna mamma, può aver mai il coraggio di infliggere sofferenze, come delle bruciature, al suo bambino, per aver rovinato il bucato: non dovrebbe accadere, è un gesto folle che, invece, è accaduto.

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La storia

Il bambino (5 anni compiuti da poco), entra in casa stanco di giocare a lungo in giardino, dopo che la sua mamma gli aveva fatto indossare dei pantaloni appena lavati e stirati. Giocando a pallone, sull’altalena, il piccolo ha sporcato e strappato i suoi pantaloni. E’ qui accade l’impossibile: la madre, vedendo cosa sucesso, per punire il figlio, lo costringe a stendersi sul tavolo e per ben 11 volte gli appoggia il ferro da stiro sul corpo, procurandogli delle bruciature.

La diagnosi in ospedale è palese: bruciature su tutto il corpo ed ecchimosi. Denunciata immediatamente la madre per lesioni gravi.

La donna, marocchina appena ventisettenne, ha patteggiato 3 anni di pena dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Elisabetta Meyer.

L’inchiesta, di cui si è occupato il PM Giovanni Tarzia, e lo stesso avvocato difensore della giovane, hanno fatto il possibile per avviarla a un percorso di rieducazione psicologica di cui la donna ha palesemente bisogno.

La giovane madre non ha saputo dare una spiegazione razionale alla vicenda. Gli psicologi, che l’hanno interrogata, hanno riscontrato in lei una sottile fragilità, convinti che lei stessa abbia subìto da bambina i medesimi maltrattamenti. La donna nega e non sembra d’accordo nell’accettare il profilo psicologico che le viene attribuito: ha riferito soltanto di essere molto stressata tra lavoro e famiglia.

L’antefatto

Come spesso accade durante queste vicende, si cerca sempre di indagare sul passato dei protagonisti per comprendere cosa spinge l’individuo a compiere tali gesti. La donna si era separata dal padre del bambino da diverso tempo, un uomo che con violenza l’aveva cacciata di casa. Si è susseguito un nuovo legame sentimentale con un uomo, anche lui accusato dalla Procura per ipotesi di lesioni, poiché presente durante i maltrattamenti.

All’epoca dell’accaduto, per gli inquirenti c’era il problema se disporre o meno di una misura cautelare a carico della madre: poi, però, la donna non era stata arrestata perché i magistrati avevano ritenuto non esistessero più esigenze cautelari da tutelare (con la detenzione in carcere o gli arresti domiciliari) una volta che il piccolo le era subito stato tolto ed era stato messo in comunità di accoglienza.

Si attenderà con ansia ora l’esito futuro per stabilire se la donna potrà mai più ricevere l’affidamento del piccolo, attualmente sconvolto e impaurito dallo stesso genitore.

Storie di questo genere ci fanno riflettere: l’amore di una madre è grande, senza confini…ma grande è anche lo stress psicologico che una donna affronta, da sola, senza aver il coraggio di chiedere aiuto a qualcuno. Notizie che non vorremmo mai sentire, notizie che ci fanno male.

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