Tante le donne ferite psicologicamente e non solo, sottoposte a manovre ostetriche assurde o abbandonate in sala parto nel momento che dovrebbe essere il più bello della vita di una donna: la nascita di un figlio
Sono molte le donne che comprenderanno il grido lanciato da alcune di loro che dicono stop agli abusi e alla violenza psicologica subita in sala parto, nel momento più delicato della vita di una donna ovvero la gravidanza e la nascita di un figlio.
Tante le storie, tante le vicende assurde, le manovre ostetriche azzardate, le ore di attesa senza che nulla accada e lasciate su un lettino in posizione ostetrica senza alcun conforto, divorate dall’ansia e dalla paura.
Non sentire più del battito del cuore del bambino e sentirsi dire semplicemente dal medico “mi dispiace signora, non c’è battito, capita, ora può tornare a casa”, senza una parola di conforto, una spiegazione, un gesto gentile o qualcuno che ti asciughi le lacrime in quel momento.
Ostetriche che agguerrite e sbrigative sollecitano le pazienti ad impegnarsi durante il travaglio, senza comprendere che il dolore fisico in quei momenti è triplicato dalla paura di ciò che sta accadendo.
Episiotomie (taglio delle labbra della vagina) fatte cosi velocemente e ricucite cosi in malo modo da rovinare per sempre la vita sessuale delle donne che la subiscono; donne, mamme, sorelle, zie, nonne, amiche, vicine, tutte accomunate da situazioni assurde e imbarazzanti che ledono psicologicamente la mente e l’anima per sempre.
Bimbi trattati come bambolotti, strappati alle loro madri subito dopo il parto e alle richieste di averli in braccio, sentirsi dire che queste cose si leggono solo su “bimbi sani e belli”.
E tante di loro che ancora adesso, a distanza di anni ricordano i ripetuti kristeller, distacchi di placenta fatti a mano, manovre e inversioni uterine, emorragie, costole rotte, cesarei affrettati quando invece si poteva evitare.
Il personale spesso nei reparti di ostetricia crede di poter lavorare e manovrare i corpi delle donne tutte allo stesso modo, come se fossero tutte uguali, omologate, senza dover rispettare la loro singola fragilità e senza capire che ognuna ha una storia, ha una paura diversa, ha un carattere non uguale all’altra donna del lettino accanto.
#bastatacere, l’urlo social per dire stop!
#Bastatacere è l’occasione che è stata data a molte donne per urlare le proprie sofferenze subite, attraverso i social network.
La speranza è quella di spronare il Parlamento, che possa approvare la legge che molte donne attendono: la legge sulla violazione ostetrica presentata dal deputato Adriano Zaccagnini.
Spargere la voce, gridare con voce la sofferenza che una donna subisce è il modo migliore per cambiare la situazione disagevole.
Dare al mondo un figlio non deve avere nessun prezzo da pagare, nessuna umiliazione, nessuna frustrazione, nessuna vessazione psicologica, nessuna frustrazione.
Le donne vanno tutelate sempre e in particolare in questo delicato momento della vita. Non basta una laurea in ostetricia e ginecologia per lavorare in un reparto maternità, non basta conoscere soltanto le manovre del parto o come curare la paziente durante i 9 mesi: è necessaria l’umanità e la sensibilità che molti purtroppo non hanno e che “violentano” l’animo femminile tanto impaurito durante il parto.
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