domenica - 22 Dicembre - 2024

Con 2300 ricoverati in terapia intensiva scatterà il lockdown: ad oggi sono 1000

La situazione sembra peggiorare giorno per giorno e oggi si sono registrati ancora una volta 16.000 nuovi positivi. Il dato che fa più timore non è il numero degli infetti, che potrebbero anche semplicemente non sviluppare la malattia, ma piuttosto il numero dei pazienti in terapia intensiva.

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Se il numero dei nuovi positivi da Covid e soprattutto quello dei ricoverati continuerà ad aumentare in maniera veloce come in questi giorni, sembra scontato che si debba procedere ad altre chiusure progressive, se non addirittura a un nuovo lockdown.

Conte è molto preoccupato e nonostante la situazione non è paragonabile a quella di Marzo, sembra particolarmente convinto che nelle prossime settimane possa aumentare la curva dei contagi, a tal punto da dover prendere provvedimenti seri. Palazzo Chigi al momento lo esclude, anche se all’interno dell’esecutivo una soglia è stata comunque fissata: 2.300 persone in terapia intensiva. È questo il livello di allarme che potrebbe far scattare misure drastiche.

Il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia trattano con le Regioni, lavorano insieme per rendere le misure omogenee in tutta Italia. Consapevoli che quanto deciso finora – compreso l’uso obbligatorio delle mascherine — all’aperto e al chiuso e il coprifuoco dalle 23 o dalle 24 — potrebbe non bastare ad evitare il peggio. Lo studio dell’Iss sugli scenari di crisi ha già individuato il livello «alto», il peggiore, in tre settimane consecutive di Rt oltre l’1,5.

La soglia massima

La preoccupazione forte riguarda gli ospedali. Perché è vero che molte strutture sanitarie reggono, ma altre sono in affanno, in alcune città i posti cominciano a scarseggiare. E si è abbassata, rispetto alla primavera scorsa, l’età media di chi presenta sintomi anche gravi. Ieri le persone ricoverate in terapia intensiva erano 926. Una settimana fa, il 14 ottobre, erano circa la metà, 539. È questo il dato che allarma e su questo si stanno modulando gli interventi. Con la convinzione che oltre le 2.300 persone in condizioni gravi il sistema rischi di collassare.

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