Già da molto tempo circola la voce di voler tassare le merendine, le bibite gassate e i biglietti aerei per finanziare la scuola, è ora le voci diventano realtà. A dimostrarlo sono le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenuto ad Atreju, la manifestazione organizzata a Roma da Fratelli d’Italia. “Mi pare praticabile”, afferma Conte rispondendo alla proposta.
“Fat tax”, “soda tax” e “sugar tax”
“L’idea è: faccio un’attività che inquina (volare), ho un sistema di alimentazione sbagliato? Metto una piccola tassa e con questa finanzio attività utili, la scuola e stili di vita sani”, ha dichiarato Fioramonti giovedì al Corriere della Sera.
Questa tassa in realtà esiste già in gran parte dei paesi europei e ha lo scopo di diminuire il consumo di alimenti che possono danneggiare alla salute.
Nel Regno Unito è già in vigore da anni la “tax on sugar” per ridurre l’obesità, mentre quella sulle bibite gassate è stata adottata da diverse città americane era stata anche stata proposta da Obama per finanziare la riforma sanitaria. La tassa sui voli è già stata introdotta in Francia e Svezia per incentivare all’uso di mezzi alternativi e meno inquinanti.
Tra le prime ad aver deciso di adottare questa tassa vi è la Norvegia, già nel 1922 e ha deciso di aumentarla nel 2018 sia per i prodotti confezionati, sia per le bevande.
Segue l’Ungheria che ha fatto registrare una diminuzione media del 20% dei consumi di bevande zuccherate. A seguire le orme di questi stati ci sono poi Gran Bretagna, Catalogna (Spagna), Francia, Irlanda, Belgio, Estonia, Portogallo e Finlandia. Il Giappone e lo Stato del Kerala in India hanno invece dato il via libera a una “fat tax” sui cibi che contengono una quantità eccessiva di grassi saturi. La Danimarca invece applica una tassa su burro, latte, formaggio, pizza, olio e carne.
Per quanto riguarda i voli, si pensa di dover agire subito con questa eco-tassa per diminuire il numero dei voli e la relativa necessità di fare fronte ai cambiamenti climatici.