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Covid e Lamorgese: ” Vedo bar con tavolini ravvicinati. Non sono i migranti che fanno aumentare i contagi”

Luciana Lamorgese è una dirigente pubblica, prefetto e politica italiana e dal 5 settembre 2019 ricopre la carica di Ministra dell’Interno nel Governo Conte II, succedendo a Matteo Salvini.

Ospite di Maria Latella al Caffè della domenica a Radio 24 ha ampliato il suo discorso, trattando sia la questione dei migranti e ha offerto una valutazione sull’attuale situazione Covid. “Il momento è difficile, le forze di polizia hanno già dimostrato grande capacita di controllo, responsabilità e umanità. Ieri ho fatto un giro a Milano, guardavo i bar all’aperto, i tavolini erano molto ravvicinati, serve un senso di responsabilità anche da parte degli esercenti, dei bar e dei servizi commerciali. È una battaglia che dobbiamo vincere tutti insieme, anche i titolari devono prestare la giusta attenzione al rispetto delle regole che saranno comunque oggetto di controlli da parte delle forze dell’ordine“.

Non sono i migranti a portare il Covid, i numeri non sono preoccupanti in relazione ai dati generali sul territorio italiano”, sostiene ancora Lamorgese. “Abbiamo inviato militari in Sicilia non per il Covid ma perché gli arrivi erano tanti e la Sicilia sopportava un peso notevolissimo. Dagli ultimi dati provenienti dalle strutture di prima accoglienza sappiamo che delle 56 mila persone presenti solo il 2,7% è positivo. L’attenzione del Governo è comunque costante, facciamo tamponi agli arrivi e abbiamo predisposto navi per le quarantene“.

Lamorgese, salvare i migranti dal traffico umano

Luciana Lamorgese ha un obbiettivo ben preciso: favorendo il regolare flusso migratorio verso il nostro paese, potrà sottrarre i migranti allo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani.

È quanto afferma lei stessa in un intervista con l’Avvenire, in cui ricorda che si è tentato “di non perdere mai di vista due parametri di riferimento fondamentali in tema di immigrazione: la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono“.

Ci si è dunque mossi tra questi due parametri “per rimodulare le norme dei decreti 112 del 2018 e 53 del 2019 che, negli ultimi due anni, hanno sostanzialmente desertificato il sistema di accoglienza diffuso nei territori, finendo così per alimentare un esercito di ‘fantasmi’ senza volto e senza identità”. Si è ripianificato un sistema per accogliere e far integrare i migranti (Sai), “diffuso in piccoli centri presenti in tutte le regioni, in cui gli immigrati hanno un nome, i documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere reclutati per lavori socialmente utili“.

Secondo Lamorgese, la forza del suddetto decreto “sta nel fatto che interviene con il bisturi, e non con l’accetta, sul nodo della protezione umanitaria, che va affrontato nel rispetto degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese“.

Il testo secondo la ministra, “è il frutto di un lavoro lungo e complesso portato a termine con gli esponenti della maggioranza“, ecco perché si augura “che l’impianto non subisca modifiche tali da rimettere in discussione tutto il provvedimento“.

Infine Lamorgese afferma che “i tanti ragazzi e giovani nati da genitori stranieri residenti da tempo in Italia, e che frequentano le nostre scuole abbiano diritto ad avere una risposta dalla politica, sentendosi già parte della nostra comunità“.