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Covid, oltre duemila euro di multa per chi mente sulle autocertificazioni

Da quando l’Italia è stata divisa in zone rosse, arancioni e gialle, sono ritornate le autocertificazioni, per permettere ai cittadini di spostarsi tra regioni e comuni.
Quando le Forze dell’ordine fermano il soggetto durante un posto di blocco, chiedendo la motivazione dello spostamento, ciascun cittadino dovrà riferire se il movimento è dovuto a motivi di salute, di lavoro o necessità.

Mentire alle Forze dell’ordine, può costare davvero caro, insomma, forse meglio pensarci due volte.

Sono arrivati infatti i primi decreti di condanna per i “furbetti” che durante i controlli del primo lockdown avevano mentito sulle dichiarazioni, ottenendo multe salate e rischio di ritrovarsi “macchiata” la fedina penali.

Sanzioni per chi mente sull’autocertificazione

Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 483 del Codice penale: falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e la pena base va da due mesi di reclusione, ridotta e convertita in oltre duemila euro di multa. “Non si tratta di una sanzione amministrativa, ma di una condanna convertita in multa che finisce nel casellario giudiziale“. A cadere nella trappola sono i furbetti che durante il primo lockdown avevano mentito spudoratamente e ora, tramite controlli incrociati delle forze dell’ordine, sono stati beccati e accusati di falso. Per molti di loro cominciano ad arrivare i decreti di condanna: multe salate e, in alcuni casi, fedina penale macchiata.

Per la Corte di Cassazione le dichiarazioni sostitutive, se rese a un pubblico ufficiale, possono configurare il reato di falso ideologico commesso da privato in atto pubblico.

Tra i tanti soggetti “beccati” ci sono ragazzi che avevano dichiarato di essersi riversati per strada o nei parchi per fare attività fisica invece, il loro scopo era quello di fumarsi una sigaretta con gli amici e incontrarsi per fare due chiacchiere.

Per scongiurare il decreto del Tribunale, sicuramente avrebbero fatto meglio allora a dire la verità, magari ammettendo di non avere un giustificato motivo per stare in giro: avrebbero rischiato una sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro, come previsto dalla legge 35/2020 (di conversione del Dl 19/2020) e non una condanna penale, che scatta invece quando si dichiara il falso a pubblici ufficiali. Inoltre, se il decreto ricevuto non viene impugnato entro 15 giorni dalla notifica, il giudice ne ordina l’esecuzione, quindi la fedina penale potrebbe rimanere irrimediabilmente macchiata.

Pochi sanno quindi, che oltre alla sanzione, scatta la condanna di 2 anni di reclusione e per chi non è incensurato, significa finire tra le sbarre. Essa rappresenta una sanzione penale che resta sul casellario giudiziale. In vista di un altro lockdown in Italia e per chi vive nelle zone rosse, si consiglia di adeguarsi alle norme del nuovo dpcm, evitando spostamenti non concessi, che predispongono a false dichiarazioni e relative conseguenze penali.