La fame nervosa è un disturbo di origine psicosomatica e consiste nella continua ricerca di cibo nonostante si abbia già lo stomaco pieno.
Di solito è l’ansia, l’infelicità e lo stress che spingono l’individuo a gratificarsi attraverso il cibo per alleviare i problemi. Una sorta di piacere che alleggerisce le giornate o i periodi più bui.
Mangiare perciò rappresenta in questo caso non più un bisogno fisiologico ma un’alterazione del meccanismo di controllo gestito dall’ipotalamo. Ingoiare cibi in modo compulsivo, in modo irrefrenabile senza reale bisogno diventa per l’individuo uno modo per sentirsi meglio.
Alla base di questo problema, molti psichiatri affermano che solitamente ci sono lacune affettive, mancanza di amore e protezione, un’eccessiva insicurezza, solitudine, scarsa autostima, il sentirsi inadatti in una società che mira alla perfezione. Il cibo diventa il mezzo per colmare una fame interiore, per sentirsi protetti, gratificati e coccolati, un modo per spegnere la rabbia e lo stress interiore.
Proviamo a pensare ai neonati che piangono perché vogliono essere allattati nuovamente nonostante siano sazi; lo stato di richiesta d’affetto si traduce con fame insaziabile ma in realtà non è altro che bisogno di amore e protezione della propria mamma.
Se mangiare cibo nervosamente può premiare l’anima e lo spirito, di certo il nostro corpo e la nostra salute non saranno molto felici. Si va spesso incontro ad aumento di peso, problemi di salute, diabete, colesterolo alto, ipertensione e malattie cardiovascolari, bulimia, meteorismo.
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