Arriva la condanna per i genitori del piccolo Francesco Bonifazi, di Cagli (Pesaro Urbino), morto a soli 7 anni per un otite non curata.
Le motivazioni della sentenza sono molto chiare: “La coppia non ha esercitato lʼobbligo di protezione nei confronti del figlio”. L’omeopata invitava a curarlo con la camomilla: tachipirina solo in caso di febbre oltre i 43 gradi”.
Un otite che non passava con camomilla e altre piante prescritte dall’omeopata e che ha portato al decesso un bambino che lamentava da diverso tempo dolore alle orecchie.
Il piccolo Francesco è morto il 27 maggio 2017 e lo scorso giugno i suoi genitori sono stati condannati a tre mesi di carcere.
I genitori, dopo le lamentele del piccolo per il dolore alle orecchie, decidono di portarlo da un omeopata che al posto degli antibiotici, ha prescritto prodotti omeopatici a base di camomilla e tachipirina solo in caso di febbre molto alta.
Il Corriere della Sera ha ripescato questa vicenda perchè è arrivata la sentenza per i genitori. Il tribunale ha condannato i due coniugi a 3 mesi di carcere.
Le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna della coppia che “non ha esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio”. E’ stato lo stesso dottor Massimiliano Mecozzi, omeopata, che ha suggerito solo telefonicamente la cura da fare e che quindi comparirà in tribunale ad Ancona, quando sarà avviato il processo.
Nonostante le condizioni di Francesco peggioravano di giorno in giorno, i genitori erano sempre più convinti nel somministrare al bambino rimedi naturali ed officinali, senza ricorrere agli antibiotici o farmaci per curare l’otite.
Secondo i genitori, la tachipirina andava utilizzata solo in caso di febbre oltre i 43 gradi. Per i giudici neppure la fiducia riposta nel medico, legittima e giustificata, “può escludere un residuo obbligo di protezione nei confronti del minore”.
I genitori pagheranno quindi la scelta “inadeguata e imprudente dell’omeopata come unica figura di riferimento nonostante la rigidità del professionista nell’approccio di terapie vaccinali e antibiotiche“.
L’avvocato della famiglia ha già presentato ricorso.
La vicenda ormai avrà pochi risvolti, un bambino non è stato curato, come dovrebbe, nè dal medico e nè dai suoi genitori, si è negato pertanto il diritto del bambino all’assistenza famigliare e sanitaria.