Circa 4 ore fa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha speso un pò del suo tempo in questioni diverse dal Coronavirus, celebrando la Giornata internazionale contro l’omofobia.
Ecco le sue parole:
“La Giornata internazionale contro l’omofobia non è una semplice ricorrenza, un’occasione celebrativa. Deve essere anche un momento di riflessione per tutti e, in particolare, per chi riveste ruoli istituzionali ad attivarsi per favorire l’inclusione e il rispetto delle persone.
Come ha ricordato oggi il Presidente Mattarella le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana.
Queste discriminazioni sono contrarie alla Costituzione perché calpestano il valore fondamentale della dignità della persona e il principio di uguaglianza e si alimentano di pregiudizi che celano arretratezza culturale.
Per questo il mio invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale”.
Insulti per Erica e Martina: quando l’omofobia diventa violenza psicologica
Martina Tammaro ed Erika Mattino sono due ragazze poco più che ventenni che, dopo essere state bersagliate sui social per via di un bacio, hanno creato una pagina Instagram contro l’omofobia. A Fanpage.it hanno denunciato che durante l’emergenza coronavirus l’odio nei loro confronti non si è arrestato, anzi: c’è chi ha scritto che il virus è arrivato per chi è “contro natura” come loro. “Qualcuno diceva che, finita la pandemia, saremmo stati tutti migliori – si sfoga Martina -, ma nemmeno un’emergenza sanitaria del genere cambierà le persone”.
Dopo essere state a lungo bersagliate da frasi sessiste e omofobe avevano deciso di reagire usando l’arma dell’ironia, come avevano spiegato a Fanpage.it, creando un account su Instagram, “leperledegliomofobi”, dove hanno pubblicato tutti gli insulti ricevuti, specialmente quelli più sgrammaticati. “Non possiamo cancellare l’omofobia, però possiamo mostrare al mondo tutta la cattiveria che viene, giorno dopo giorno, rivolta a noi e a tutti gli omosessuali in generale e l’ignoranza della quale gli omofobi si nutrono. E, perché no, possiamo anche riderci su“.
“In quarantena, quando tutto si è fermato, l’odio e l’omofobia sono state le uniche cose a persistere”, si sfoga Martina a Fanpage.it. Non solo le due ragazze hanno continuato a ricevere insulti, in media una ventina al giorno, ma in alcuni casi c’è chi ha pensato bene di scaricare la propria rabbia per la situazione su di loro, accusandole di essere la causa per cui “Dio ha mandato il coronavirus”.
“Ci hanno detto che il coronavirus è arrivato per colpa nostra, che siamo delle lesbiche di me…, che dovremmo lavarci col fuoco, farci curare in psichiatria, stare lontane dai loro figli etero per non farli uscire di strada“, dice Martina. Le due ragazze sono andate a denunciare martedì i loro haters, ma su 60 denunce che volevano sporgere solo in due casi si è potuto procedere, perché il resto è stato inquadrato come ingiuria, non più penalmente rilevante dal 2016: “Se esistesse una legge contro l’omobitransfobia, tutto ciò sarebbe stato reato. E sarebbe stato possibile denunciarlo – spiega Martina -.
Noi abbiamo dato mandato ad un avvocato, e agiremo per via civile, ma non tutte le persone conoscono o possono permettersi un avvocato”.
Qualcuno diceva che finita la pandemia saremmo stati tutti migliori: non è così
Lo sfogo finale di Martina è molto amaro: “Qualcuno diceva che, finita la pandemia, saremmo stati tutti migliori. Ci saremmo ricordati di essere più vicini, più umani, più rispettosi, più uniti. La verità? Nemmeno un’emergenza sanitaria del genere cambierà le persone. E se gli haters, anche quando vivono la morte in modo così vicino, così presente, ogni giorno, riescono a vomitare il peggio odio ed augurare la morte a due estranee che si amano solamente, beh… Che evitino poi di riempire le proprie bacheche con #andratuttobene e #siamofratelli. Perché non ci sentiamo sorelle di questo odio”.