Finalmente iniziamo a fare chiarezza su ciò che ci attende, cosa dobbiamo aspettarci della tanto attesa Fase 2. A parlare questa volta, senza peli sulla lingua e senza destare terrorismo, è il Dott. Guido Silvestri, virologo.
Secondo Silvestri, il coronavirus in Italia è in fase di ritirata, ma nessuno lo dice, nessuno ci riferisce che possiamo iniziare a tirare un sospiro di sollievo, a credere che c’è speranza che quest’estate il Covid-19 ci lasci vivere la nostra vita tranquillamente.
Ma chi è Guido Silvestri?
Guido Silvestri è un patologo, immunologo, virologo, divulgatore scientifico e accademico italiano.
È professore ordinario e capo dipartimento di Patologia all’Università Emory di Atlanta[1], direttore della Divisione di Microbiologia e Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center, e membro dell’Emory Vaccine Center. Dal 2013 è editore di Journal of Virology, la più antica e citata rivista di virologia al mondo.
Il Coronavirus è in fase di ritirata: le parole di Silvestri
«Dobbiamo gestirla bene questa transizione, non alla carlona, perché il rischio di andare a sbattere contro un altro muro non è per niente piccolo», così esordisce Silvestri in un intervista.
Analizziamo punto per punto i progressi dell’Italia, nella lotta del Coronavirus, spiegati dal Dott Silvestri.
Coronavirus: la situazione oggi in Italia
«Calano i ricoveri in terapia intensiva (ieri calo di altre 116 unità, da 1694 a 1578), ma calano anche i ricoveri ospedalieri (scesi di altre 580 unità, da 18.149 a 17.569) e ieri si è anche abbassato il numero dei decessi (285 unità). Quindi barra a dritta e avanti tutta verso la fine del tunnel».
«Guardando la regolarità con cui i numeri di Covid-19 in Italia continuano a scendere, è forte la tentazione di dire: “Lasciamo che il virus sparisca senza cambiare la formula vincente”. Ma mi rendo conto che la sofferenza economica e socio-sanitaria legata al lockdown ormai sta superando quella causata dal virus», continua.
Il virologo fa una proposta che mira ad una riapertura ma in totale sicurezza. «Come sapete, io non faccio parte di alcun comitato consultivo ufficiale in Italia.
Ed è giusto così perché il premier Conte ed il ministro Speranza sono circondati di ottimi consiglieri tecnico-scientifici, mentre i miei ruoli istituzionali sono negli USA e non in Italia.
Ma se ipoteticamente qualcuno che comanda mi chiedesse un opinione, gli direi che la nostra ricetta si basa su tre semplici principi:
1-Monitoraggio (sia delle infezioni che del livello di immunità, con test sierologici e virologici, ed anche con “contact tracing”);
2-Flessibilità’ (sia nel riaprire che, se necessario, nel richiudere, anche a livello loco-regionale);
3-Coordinazione (a livello nazionale, tra regioni, ma anche internazionale, integrandosi con le strategie usate in Europa, USA, Cina etc). Ed almeno nelle prime settimane di apertura, con il virus che ancora circola, sarà cruciale usare molte mascherine, buon distanziamento sociale e tanta igiene personale.
Presto, cari amici, torneremo tutti alla normalità, ne sono convinto. Ma dobbiamo gestirla bene questa transizione, non alla carlona, perché il rischio di andare a sbattere contro un altro muro non è per niente piccolo”.
Ora basta con questo panico quotidiano!
Il premio per oggi va a un lancio ANSA, ripreso da Repubblica e non solo, col titolo: “Pazienti guariti dal Covid si ammalano di nuovo: 9 casi tra Lodi e Cremona”. L’articolo ignora bellamente TUTTE le importanti considerazioni scientifiche fatte su questa pagina a proposito delle differenze concettuali tra “reinfezione” e “guarigione virologica ritardata” (su cui è intervenuto, ricordate?, anche Jean-Francois Delfraissy, il consigliere speciale di Macron per COVID-19).
La fonte di questa “notizia” che sconvolgerebbe tutto quello che sappiamo finora della virologia ed immunologia dei virus respiratori? Cito dall’articolo: “Da quanto si è saputo da fonti sanitarie, i casi di persone che sono ritornate di nuovo positive – al momento se ne conoscono nove nelle Asst di Lodi e Cremona”.
Silvestri, con aria ironica, ma allo stesso tempo adirata, afferma: “In altre parole, lo ha detto il cugino del dottor Rossi… o la zia un po’ sorda dell’infermiere Brambilla che ha captato pezzi di conversazione alla mensa. Ma, santo cielo, è questo il modo di fare informazione su un tema così importante? Come si fa a non rendersi conto che il sensazionalismo gratuito è nocivo ad una popolazione provata da settimane di lockdown. Sarebbe scoraggiante… ma noi non ci scoraggiamo, vero?, e continueremo a segnalare questo pessimo modo di fare informazione”.
Repetita iuvant
Silvestri fa chiarezza sul virus e sulle temperature: “Scrive un lettore, con l’ironia un po’ arrogante di chi conosce abbastanza un argomento da pensare di aver ragione, ma non abbastanza da rendersi conto che sta dicendo una sciocchezza: Questo virus opera dentro il corpo umano che è di media 37° e non si fa nessun problema quando subentra la febbre che la porta a valori più alti (altrimenti guariremmo semplicemente di febbre), sarà anche vero che non sopporta i 60° (per dire un numero) peccato che noi a 60° stiamo ben peggio di lui. “
“Allora ripeto per l’ennesima volta. Quando si dice a questo virus non piace il caldo non ci riferisce alla temperatura a cui il virus stesso viene disattivato dal calore, ma alle temperature che rendono instabili le goccioline di fomiti (saliva, starnuti, tosse etc) che trasportano il virus nell’ambiente. Questo meccanismo è noto ai virologi da decenni, e spiega perché tutte le infezioni virali respiratorie sono altamente stagionali con chiarissima predilezione per l’inverno. Onestamente pensavo che fosse un concetto ovvio, di quelli che ogni studenti principiante di microbiologia impara nel primo mese di lezione, ma vedo che è bene spiegarlo di nuovo“.
Terapia con plasma
La terapia con plasma, suggerita da diversi esperti, fungerebbe da vaccino naturale: utilizzando il plasma dei pazienti guariti, iniettato nei soggetti che sono nel pieno della malattia, si può creare immunità immediata e guarigione dal Covid.
A tal riguardo, il dott. Silvestri afferma: “A grande richiesta, scrivo un commento sulla terapia dei casi severi di COVID-19 con plasma di soggetti convalescente.
Specifichiamo subito che si tratta di un concetto terapeutico noto da anni, e che noi alla Emory abbiamo usato già nel 2015 in pazienti con Ebola.
Anche nel caso di COVID-19 il concetto non è affatto nuovo, in quanto è stato testato in vari studi effettuati durante la prima fase della pandemia in Cina. In America il trattamento è approvato dalla FDA nel marzo 2020, e ad oggi negli USA sono stati trattati 4.400 pazienti con plasma donato da 8.475 convalescenti.
Sui risultati, in sintesi rapidissima, e considerando che non esistono studi controllati, l’impressione preliminare è che si tratti di un approccio molto promettente. Tra i vantaggi, oltre al precedente di Ebola ed al razionale fisio-patologico, citerei l’entusiasmo dei donatori (noi ne abbiamo davvero tantissimi, anche se non tutti hanno un titolo alto di anticorpi anti-SARS-CoV-2), il basso costo, e la minima tossicità. Lo svantaggio principale, non insormontabile, è la virtuale impossibilità di standardizzare vista la variabilità da donatore a donatore.
Il dott. Silvestri al programma ‘Che tempo fa’
“Domani ci prendiamo un giorno di pausa- chiarisce Silvestri-ma chi vuole potrà ascoltarmi brevemente sulla trasmissione ‘Che Tempo Che Fa”’in compagnia e per intercessione del nostro generale Roberto Burioni, per parlare di Remdesivir, vaccini, anticorpi ed altre notizie made in USA su COVID-19″.
PILLOLE DI OTTIMISMO[ovvero: L’OTTIMISMO CHE VIENE DALLA CONOSCENZA]Bollettino del 2 maggio 20201. SITUAZIONE IN…
Pubblicato da Guido Silvestri su Venerdì 1 maggio 2020