A volte per rapidità, si acquistano insalate confezionate senza pensare all’impatto ambientale che può esserci. Si va incontro perciò ad un acquisto che sarà del tutto svantaggioso per diversi motivi:
-plastica per involucro inutile
-costo leggermente superiore dall’insalata acquistata a “chilometro zero”
-nessuna sicurezza che non siano contaminate da batteri
-sono meno nutrienti
Sono state condotte diverse indagini visto che, l’acquisto di insalate imbustate è aumentato di gran lunga. Ecco le marche di insalata che sono state analizzate da Il Salvagente:
Attraverso un’accurata indagine, è emerso che tutti i prodotti sono privi di muffe o batteri come l’escherichia Coli che possono procurare seri danni alla salute.
Molto più allarmante e sconcertante invece è scoprire che da questa indagine che vi sono tracce di pesticidi in prodotti come il lattughino a marchio Eurospin e Carrefour.
Tracce di cadmio: anche la presenza di cadmio è stata accertata. Essendo il cadmio un metallo molto pesante e cancerogeno per l’uomo, non è consigliato ingerirlo neppure in piccole quantità.
Questo metallo pesante è stato trovato in livelli elevati in due prodotti della Selex e della Conad, mentre in livelli al limite massimo stabilito dalla legge è stato trovato nei prodotti analizzati di Lidl e di DimmidiSì.
Tracce di piombo: il piombo, metallo potenzialmente cancerogeno, è stato ritrovato in prodotti a marchio Coop, dimmidiSì e Lidl.
Attualmente i due prodotti in assoluto migliori dal punto di vista delle analisi sono stati Bonduelle e Le Terre di Ecor.
Quello che riportiamo è un elenco dettagliato di prodotti analizzati e classificati come i migliori e i peggiori in base alla relativa presenza di pesticidi e metalli pesanti:
Tutti i prodotti rientrano nei limiti previsti per legge, ma consigliamo a chi dovesse consumare questi prodotti di lavarle prima dell’utilizzo.
Spesso e volentieri, il vero pericolo, è in agguato perchè le foglie, già lavate e tagliate, possono nascondere batteri e muffe che se ingeriti potrebbero dar luogo a episodi di gastroenteriti o disturbi gastrointestinali di varia natura.
Diversi studi hanno evidenziato una realtà un pò diversa dalla seguente. Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti”, è chiarissimo nella sua conclusione: “Nel test, nessuno dei prodotti aveva una buona qualità microbiologica alla data di scadenza”.
In nove casi su 19, infatti, le insalate avevano livelli troppo alti di saccaromiceti o di muffa. La ricerca ha quindi evidenziato che in persone sensibili e nei soggetti più deboli come bambini e anziani, questi germi possono causare problemi intestinali.
– Scegliere produttori e distributori affidabili
– Consumare l’insalata entro 3-4 giorni dal confezionamento
– In caso di dubbi si può sempre fare un veloce lavaggio con mezzo bicchiere di aceto bianco diluito in due litri di acqua per un minuto.
Per garantire massima sicurezza naturalmente, si consiglia di acquistare prodotti non imbustate o se ne avete possibilità, di coltivarla nell’orto della propria abitazione: cibo genuino assicurato a costo zero.
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