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La deputata del M5s, Piera Aiello, è finita nel mirino delle critiche social per la frase detta che ha creato scalpore. Pronunciata durante un convegno, la deputata avrebbe creato un paragone tra i testimoni di giustizia e gli ebrei uccisi nei campi di concentramento: “Gli ebrei quando venivano deportati ad Auschwitz avevano la fortuna di essere uccisi, noi invece siamo uccisi giorno per giorno”.
“Gli ebrei quando venivano deportati ad Auschwitz avevano la fortuna di essere uccisi, noi invece siamo uccisi giorno per giorno”. Una frase infelice quella pronunciata da Piera Aiello, testimone di giustizia e deputata del Movimento 5 Stelle. Che l’ha fatta finire nella polemica. Le parole di Aiello sono state pronunciate durante un convegno a Ottaviano, in Campania. Aiello, eletta in Sicilia, ha fatto tutta la sua campagna elettorale con il volto coperto. Testimone di giustizia da 27 anni, è stata la prima testimone eletta alla Camera. È diventata testimone dopo l’omicidio del marito Nicolò Atria, vittima della mafia.
Aiello, durante il convegno, inizia il suo discorso paragonando i testimoni di giustizia agli ebrei che venivano deportati ad Auschwitz. “Io il giorno della memoria lo sento mio, noi siamo dei deportati”, afferma la deputata del Movimento 5 Stelle. Che continua: “Abbiamo tutti un numero di matricola. Però dico una cosa: gli ebrei quando venivano deportati ad Auschwitz avevano la fortuna di essere uccisi, noi invece siamo uccisi giorno per giorno. Questa fortuna purtroppo non ce l’abbiamo”. Una fortuna, secondo la provocazione di Aiello, che metterebbe “la parola fine a questo percorso di dolore”. Le parole di Aiello sono state aspramente criticate. Tanto da portare la stessa deputata a scusarsi con un post su Facebook per quanto affermato, cercando di spiegare come sia venuta fuori questa frase infelice.
In un post su Facebook Aiello spiega: “Evidentemente il mio dire è stato oggetto di polemica per aver paragonato i testimoni di giustizia agli ebrei deportati ad Auschwitz. Chiedo scusa ai familiari delle vittime dell’olocausto, non era assolutamente mia intenzione ferire la memoria di nessuno. Volevo semplicemente manifestare la condizione che noi testimoni siamo costretti a vivere per via di uno Stato praticamente assente: ci sentiamo chiamati a morire tutti i giorni. Rischiamo di subire da un momento all’altro un attacco mortale da parte di tutte quelle persone che ci vedono come “nemici”, mentre lo Stato rimane inerte a guardare tutto quello che ci capita senza prendere provvedimento alcuno. Non sono mai stata antisemita o razzista, ho sempre lottato per una categoria – quella dei testimoni e quella dei collaboratori – che è debole e inascoltata”.