Oltre alla sospensione, chi farà atti di bullismo, sarà costretto a fare lavori sociali come aiutare gli anziani malati
Sono più di 1000 i ragazzi che oltre che essere sospesi, finiscono per aiutare il prossimo, come terapia d’urto per capire cosa sono la sofferenza e la gratitudine.
Il bullismo sta diventando un fenomeno molto più frequente e gli atti sembra che stiamo diventando sempre più pericolosi e dannosi. Chi ne ha le peggiori conseguenze sono i più deboli, coloro che non riescono a reagire a questi atti di vandalismo fisico e psicologico, subendo a lungo termine delle conseguenze gravi.
A tal proposito sono molte le scuole che hanno creato dei piani per la rieducazione dei bulli, una tra questa è l’istituto tecnico Giuseppe Cerboni di Portoferraio, sull’isola d’Elba dove gli studenti beccati a compiere atti di bullismo non vengono solo sospesi.
Mandati a fare lavori socialmente utili: il destino dei bulli
L’arroganza e la cattiveria dei bulli sta per finire, e chi compierà atti di violenza dovrà in seguito trascorre diverse ore in un centro anziani affetti da Alzheimer, bisognerà farli mangiare, aiutarli a vestirsi e accompagnarli a fare passeggiate.
Una misura forte ma efficace, per fare veramente capire a questi ragazzi che hanno compiuto atti di bullismo e violenza, prendendo in giro o picchiando i compagni più deboli, quale sia davvero la sofferenza e rendersi utili proprio per aiutare chi sta male.
Punire insegnando la gratitudine
Dovendo aiutare persone in tal difficoltà, significherà insegnare a questi piccoli bulli il valore della sofferenza e della gratitudine.
Infatti le punizione dovrebbe avere proprio la funzione di fornire un’altra opportunità di reinserimento, e non limitarsi all’espiazione di un castigo, come invece avviene nella maggior parte dei casi e che rende le punizioni molto spesso inefficaci
In alcune scuole, in cui è stato applicato il progetto, sembra ci siano stati ottimi risultati registrando un calo di episodi di violenza notevole.
Un ragazzo sospeso per atti di bullisimo ha poi raccontato:
«Alcuni di loro non avevano più nessuno e parlavano da soli, con persone che non c’erano li ho aiutati nelle pulizie e poi li ho accompagnati a messa»
Un’altra ragazza anche lei mandata ad aiutare gli anziani ricorda:
«Alcune signore hanno pregato per me perché diventassi più brava»
un terzo ragazzo confida:
«Non ho più la nonna ma tenendo compagnia ad un anziana signora è come se l’avessi di nuovo con me»
La promotrice dell’iniziativa all’istituto tecnico Giuseppe Cerboni è la pedagogista Silvia Dini, felice per il successo che questa “terapia d’urto” sta ottenendo sui ragazzi più aggressivi e fuori controllo.
Un’iniziativa che sta per coinvolgere moltissime scuole, di tutta Italia, poiché potrebbe davvero mettere un ostacolo difficile da superare per quanti compiono atti di bullismo senza pensare alle conseguenze dannose che possono procurare. Non tutti i ragazzi che compiono atti violenti poi vengono puniti a casa, spesso il loro atto rimane impunito…allora facciamolo a scuola.