Una donna di origini francesi, affetta da fibrosi cistica fin da giovane età, è morta di cancro ai polmoni dopo aver ricevuto quegli organi (malati) in un trapianto. A causa della sua malattia che avanzava velocemente, i medici hanno deciso di effettuare il trapianto: hanno inserito nel corpo della donna i polmoni di una fumatrice. Polmoni non sani però. La donna è morta di cancro polmonare subito dopo.
Lo studio pubblicato su Lung Cancer, condotto da medici della University Hospital Montpellier, rivela: “Secondo la banca dati dei donatori, i polmoni trapiantati sono stati prelevati da una 57enne che fumava un pacchetto di sigarette al giorno da 30 anni“.
Gli esami praticati al momento della morte cerebrale della donatrice non avevano rilevato alcuna anomalia, ma nel giugno 2018, la paziente trapiantata si è scoperta malata di tumore, è stata ricoverata in oncologia toracica all’ospedale di Montpellier ed è morta due mesi dopo, senza possibilità di cura. Secondo lo studio, i sintomi ricordano chiaramente quelli causati dal fumo.
“Il breve lasso di tempo tra il trapianto dei polmoni e la comparsa della prima anomalia radiologica suggeriscono che la carcinogenesi, il processo che trasforma cellule normali in cellule cancerose, avesse avuto inizio durante la vita della donatrice”, proseguono gli autori dello studio.
Il cancro sarebbe cresciuto a una velocità anomala, a causa dei trattamenti con immunosoppressori che la donna trapiantata assumeva per evitare il rigetto degli organi. “Visto il tempo di latenza, relativamente lungo, del cancro ai polmoni, proponiamo che i trapianti da donatori fumatori o che hanno smesso da poco siano considerati con cautela“, hanno dichiarato i medici.
Opportunità o aumento del rischio? Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ha espresso la sua opinione a riguardo dicendo: ” Il crescente divario tra il numero di pazienti in attesa di trapianto e gli organi disponibili continua a costituire la limitazione più grande all’espansione dei trapianti”. Nonostante un potenziale rischio di trasmissione di malattie e questo studio che mette in guardia sul rischio di trapiantare tali organi, gli outcome dei trapianti con organi provenienti da donatori “anomali” non è risultato associato alla riduzione di sopravvivenza dell’organo e del paziente.
Avere la speranza di poter sopravvivere grazie ad un organo donato è l’aspettativa di molti che attendono un trapianto, ma vivere con la paura di ricevere un organo malato, è la paura più grande ci ciascuno di loro.
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