A raccontare il grosso disagio subito è una famiglia italiana che, non ha mai dimenticato, anche a distanza di anni, gli aiuti negati dalla Chiesa che, in un momento buio e di disperazione, li ha cacciati fuori dalla casa di proprietà ecclesiastica. A raccontare l’accaduto è il padre di famiglia.
Famiglia sfrattata dalla Chiesa
Era il 1992 e la famiglia viveva con due figli nella canonica (la canonica, è un edificio destinato a residenza del clero cattolico di una città o di un centro abitato), della parrocchia di San Martino di Iano, un paesino sulla collina pistoiese ma sono stati sfrattati dal parroco.
A riportare la notizia è il Tirreno. “Noi eravamo contenti – dice la moglie – avevamo i bimbi piccoli, mia marito lavorava e pagavamo l’affitto. Eravamo ministri straordinari, facevamo catechismo, ci occupavamo di tutto ciò che riguardava la chiesa”.
Nel 2005 il marito purtroppo perde il lavoro ma la famiglia continua a pagare l’affitto, sia pur con giorni di ritardo. Le difficoltà aumentavano velocemente e i problemi di salute aggravavano la situazione economica.
Il parroco della parrocchia, suggerì alla famiglia di scrivere una lettera alla curia per spiegare che a causa del grosso disagio economico, era difficile per loro affrontare la spesa del canone di locazione. Non ci fu nessuna risposta.
Nel tempo, i problemi crebbero: la figlia fu ricoverata in ospedale e il marito a causa di una paralisi dovette rinunciare a lavori più pesanti e ben remunerati.
Arrivò poi il nuovo parroco, don Maurizio Andreini, ai quali la coppia spiegò la situazione. A nulla servì mostrare le difficoltà, poichè a pochi giorni dii distanza, arrivò la lettera di sfratto, in cui si chiedevano anche i soldi degli affitti arretrati non pagati, per una somma totale di 5.000 euro.
Inoltre qualche mese dopo, a bussare alla porta fu l’ufficiale giudiziario, costringendo la famiglia a lasciare la casa lo scorso 18 Febbraio.
La famiglia, spiegano ancora, attualmente è seguita dalla Caritas.
Una storia che lascia l’amaro in bocca: come può la Chiesa mettere in difficoltà una famiglia che invece, per volere di Dio dovrebbe essere aiutata?