Massimo Bossetti, potrebbe non essere l’assassino di Yara e le analisi sul furgone darebbero ragione al carpentiere. Cosa è stato scoperto?
Sono trascorsi 10 anni dalla scomparsa e dal ritrovamento della piccola Yara Gambirasio, la 13 enne uccisa brutalmente e lasciata tra i campi di Brembate.
L’unico accusato in questo momento è il carpentiere Massimo Bossetti, ma la famiglia e lui stesso, continuano a proclamare la sua innocenza. Sarà richiesta la revisione del processo dopo un’analisi antropometrica sul furgone dell’uomo. Ne dà notizia l’Ansa.
Le immagini del mezzo saranno mostrate durante la trasmissione Icberg, in onda su Telelombardia. “Non è mai stata fatta chiarezza sulla dinamica dell’incontro tra Yara Gambirasio e Massimo Bossetti e come l’uomo abbia convinto la ragazzina a salire su quel furgone“, spiega la redazione del programma.
Secondo le ultime indagini, emerge che l’assassino potrebbe essere ancora libero in quanto, le tracce trovate sul furgone di Bossetti, sono insufficienti.
Il pool di consulenti, ha anticipato Iceberg, come riporta l’Ansa, oltre a confrontare le immagini riprese dalle telecamere procederà con l’analisi del Dna per confutare l’attribuzione a ignoto 1.
Il ricorso di Bossetti verrà presentato il prossimo anno. “Contro di me c’è un Dna strampalato, sto ancora aspettando le prove“, aveva dichiarato l’uomo dopo il dietrofront della Corte d’assise di Bergamo che aveva negato al pool difensivo la possibilità di visionare i reperti, tra cui gli abiti della vittima e le tracce genetiche.
“Io non voglio uscire per un cavillo, voglio uscire perché la perizia sul Dna dimostra che non sono un assassino”, ha dichiarato Massimo Bossetti, attraverso l’avvocato Claudio Salvagni, all’Adnkronos.