La Danimarca, ma anche molti stati europei, ha vietato l’utilizzo di pentole contenti PFAS e contenitori alimentari costituiti da composti chimici usati nella produzione del teflon, materiale che riveste le pentole e che risulta essere cancerogeno.
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono da anni bandite perchè risultano nocive per i nostri organi e possono inoltre contaminare le acque.
Gli PFAS sono usati soprattutto nel settore alimentare per conferire ai materiali l’impermeabilità all’acqua e ai grassi.
Di questa classe di composti fa parte anche l’acido perfluoroottanoico (PFOA) che è usato come emulsionante nella produzione del teflon che poi andrà a rivestire le padelle antiaderenti.
Questo materiale si trova un pò ovunque: nelle schiume antincendio, nei contenitori che racchiudono i cibi, nei tessuti sintetici, nei contenitori per pizza…
Sono presenti tanti studi sul PFOA che hanno determinato, in totale sicurezza che il materiale è in piena totalità cancerogeno.
L’Agenzia per la protezione ambientale statunitense (EPA) nel 2017 ha classificato PFOA come cancerogeno confermato negli animali.
Già nel 2016 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo aveva classificato nel gruppo 2B, cioè come “possibile cancerogeno per l’uomo”.
Molti paesi europei hanno deciso di non mettere più in commercio prodotti contenenti questa sostanza che danneggerebbe la tiroide e il nostro sistema linfatico se le particelle finissero nei cibi.
E’ da luglio 2019 che l’uso degli PFAS nel settore alimentare è stato vietato, ma in Italia la situazione è ben diversa.
I danni che possono derivare dal loro utilizzo non sono da sottovalutare e sono tanto più gravi, quanto più si usa il prodotto.
Tra le patologie che si imputano agli PFAS troviamo alcuni tipi di tumori, problemi all’apparato riproduttivo e al feto e sono considerati interferenti endocrini.
È sicuramente di rilevanza un rapporto del Nordic Council in cui hanno indicato che nell’Unione Europea l’esposizione agli PFAS costa in termini di salute tra i 52 e gli 84 miliardi l’anno.
In Italia, in cui la produzione e la commercializzazione di pentole antiaderenti è ancora concessa, ci si aspetta almeno che i consumatori siano avvisati circa i danni che si possano subire nel tempo. Non ammalarsi è un diritto di ciascun ciascun cittadino.