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Pensioni, ecco cosa accadrà con la riforma Draghi entro il 31 Dicembre

Con l’arrivo di Mario Draghi, cosa cambierà sulle pensioni? Quota 100 sparirà?
Anticipata dalla Legge di Bilancio per il 2019 e successivamente introdotta dal decreto legge 4/2019, “Quota 100” è la misura previdenziale, che consente ai lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati che maturano un requisito contributivo minimo pari a 38 anni e un’età anagrafica di 62 anni di andare in pensione – su domanda – con requisiti meno stringenti rispetto a quelli previsti per le pensioni anticipata (e di vecchiaia).

Secondo quanto previsto, con la riforma di Draghi, Quota 100 scomparirà.

Al momento la pensione di vecchiaia prevede il ritiro dal lavoro a 67 anni e un’anzianità contributiva minima di anni 20, nonché, della pensione anticipata senza il vincolo dell’età anagrafica ma con solo il requisito contributivo da rispettare che porta a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e poco meno di un anno per le lavoratrici, ossia 41 anni e 10 mesi.

Il 31 dicembre “scade” Quota 100 che consente di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi fino al 31 dicembre 2021.

Dal primo gennaio 2022 si torna alle regole di prima e quindi allo “scalone” di cinque anni di età. Ed è molto improbabile che Draghi proroghi quota 100. Con la fine di Quota 100 la prima conseguenza che salta agli occhi è il ripido scalone: il pensionamento sarebbe accessibile solo a partire dai 67 anni di età. Lo scalone è un problema vero, concreto, da affrontare. Facciamo un esempio lampante. Alla fine del 2021, senza un’eventuale armonizzazione, per gli esclusi ci sarà un aumento secco di cinque o sei anni dei requisiti di pensionamento.

Il governo Draghi non avrebbe alcuna intenzione di procedere in tal senso. La Commissione Ue ha nel mirino ‘Quota 100’ fin da quando essa è sorta.

Pensioni, assegno più basso a marzo 2021?

Marzo per i pensionati (o almeno, per molti di essi) non è iniziato nel migliore dei modi a causa dei conguagli dell’Irpef: pensione ridotta. Ma non basta, come ha provveduto a sottolineare l’Istat, l’assegno previdenziale riservato ad impiegati ed operai nel biennio 2019-2020 era sceso dello 0,3%. Stiamo parlando di due delle categorie che sono state fortemente colpite dalla pandemia e dalle restrizioni economiche.