domenica - 22 Dicembre - 2024

Potenza, ristoratore dona tutto il cibo invenduto dopo le 18: “Si sono presentate decine di famiglie”

Molte le famiglie in crisi, che talvolta non hanno neppure i soldi per comprare il cibo per sfamarsi. La povertà, negli ultimi mesi è aumentata di una grossa percentuale, a fronte dell’assenza del lavoro e di attività che chiudono. Molto bella l’iniziativa di un ristoratore di Potenza che ha deciso di regalare ai bisognosi, il cibo preparato giornalmente, ma rimasto invenduto a causa della chiusura anticipata.

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Ristoratore dal cuore d’oro

Dopo la decisione espressa dal Governo nel nuovo DPCM, un ristorante di Potenza ha deciso di donare a chi ne ha bisogno tutto il cibo che resta invenduto. Dalle 18.00, quindi, il locale diventa punto di beneficienza, per ritirare bevande e piatti pronti.

Lo scattare dell’ora X, insomma, non rappresenta il momento in cui si buttano chili di roba buona da mangiare ma invenduta e diventa il segnale per trasformare il ristorante in un’attività benefica. All’iniziativa del Crusco’s si sono uniti altri due ristoranti potentini: il Burbaca e Verdecrudo. A Fanpage.it, Salvatore Conte, gestore del locale che ha dato inizio a questo progetto, ha raccontato quello che lui definisce “l’altro pianeta della porta accanto”.

Riportiamo l’intervista di Fanpage rivolta ai titolari del  Crusco’s.

Dopo il nuovo DPCM come sta andando la sua attività?

Il giorno dopo le nuove disposizioni avevamo preparato circa quaranta coperti per pranzo. Soltanto sei tavoli sono stati occupati. Molte delle cose che avevamo cucinato erano praticamente da buttare e non nascondo che la situazione attuale ci spaventa molto. In quel momento però abbiamo deciso di regalare quello che sarebbe rimasto invenduto e l’iniziativa, lanciata su facebook, ha avuto un successo difficile da immaginare per una città di 60.000 abitanti”.

Cioè?

“Solo nella giornata di martedì ci sono venute a trovare 54 famiglie. In quella di ieri 60 e sono numeri destinati a salire. Abbiamo capito che a Potenza la situazione è drammatica e che non si tratta di storie lontane che al massimo ascolti al tg. Questa è una vera e propria tragedia umanitaria che coinvolge soprattutto quelli che con il Covid hanno dovuto mandar giù la propria invisibilità per lo Stato ma che già prima della pandemia dovevano ingegnarsi per cavarsela come possibile”.

Chi sono le persone che vengono a trovarvi?

“Tanti lavoratori saltuari (e quindi in nero) che ora non hanno alcuna entrata perché la paura del contagio ha tolto loro il lavoro. Gente che non può presentarsi dalle autorità e dire “ho perso il mio guadagno” perché per lo Stato non esiste. La storia che mi ha colpito maggiormente è quella di un padre di circa 30 anni che vive in auto con suo figlio. Sono venuti al ristorante per chiedere qualcosa da mangiare e ci hanno raccontato questo vissuto agghiacciante. Quell’uomo porta ogni giorno a scuola suo figlio e fa in modo che tutti pensino che abbia una vita normale. Per noi ogni giorno alle 18, quando spegniamo le luci sulla strada del locale, si aprono le porte di un pianeta che credevamo di conoscere, ma che è completamente diverso da quello che pensavamo”.

Riuscite a tenere testa alla richiesta?

“Non proprio. Ormai abbiamo iniziato a cucinare per chi ha bisogno visto che il non venduto non bastava a soddisfare le richieste. A noi si sono uniti due locali e speriamo che altri ancora ci aiutino. La mole di lavoro per queste persone ha portato la nostra attività a rasentare i zero incassi questa settimana, ma non vogliamo mollare. Abbiamo bisogno del sostegno delle persone, è vero, ma c’è anche tanta gente che conta su di noi”.

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