Quello che vi proponiamo è il racconto di una donna, che decide di restare anonima e che vuole condividere con i lettori i sentimenti più forti che lei stessa ha provato il giorno in cui ha dovuto fare la sua prima chemioterapia. Ci vuole forza, coraggio, voglia di lottare per affrontare una sfida come questa. E’ solo in quel preciso momento che ti rendi conto di quanto è importante la propria vita e ogni singolo gesto che facciamo ogni giorno.
“Sono le 7 del mattino di un lunedì di un febbraio assolato e freddo. Salutate le mie figlie con un bacio, io e mio marito ci dirigiamo con l’auto verso l’Istituto dei tumori. Mi aspetta il primo giorno di chemio … Non riesco a concentrarmi su nulla. Nessun pensiero mi attraversa la mente, osservo il paesaggio e ho paura!
Sono qui sul letto dell’ospedale ad attendere la nuova linfa di vita. Accettarla è difficile, ma faccio di tutto per accoglierla poiché mi salverà la vita…forse.
E’ quel forse che mi preoccupa e lo devo trasformare in “sicuramente”. Le infermiere intanto lavorano alacremente intorno a me, come api laboriose e trafiggono le vene delle mie compagne di viaggio. Io ascolto “i maschi” di Gianna Nannini e ho gli occhi lucidi.Ripenso, chissà perché alla mia gioventù, e sento una lacrima che fa capolino…
È febbraio, c’è il sole, ma è freddo!
Dentro e fuori.
Una signora accanto a me tracheotomizzata e con un bellissimo foulard di Hermes come copricapo, si prepara il letto…. è chic, truccata perfettamente e mi sorride. Nel frattempo mi hanno bucato la vena ed il viaggio per la vita è cominciato.
Mi hanno scritto tanti amici, messaggi simpatici, affettuosi e di conforto…. da chi ci è già passato, da chi ne ha paura e da chi pensa, come me, che la vita è bella e che questa sofferenza mi aiuterà ad apprezzarla.
Il sole continua a penetrare attraverso la finestra con la veneziana abbassata…
Cerco di rilassarmi e mi impongo di lasciarmi andare e di accogliere tutto quello che mi entra nelle vena, per forza o no….voglio farlo.Questa mattina la mia figlia maggiore ha accompagnato le sorelle a scuola……che amore di ragazza, che meraviglia di figlie, mi hanno salutata con un bacio, Dio come vorrei godermele ancora tanto……. Vedere i loro figli….. E piango, ma non devo, anzi non voglio farlo.
Il treno è partito e dal finestrino il sole illumina il mio passato, lo vedo è li che passa velocemente…… tempo …tempo…ci vuole tempo…datemi ancora tempo…ho bisogno di tempo…ne ho consumato troppo poco.
Un marito è entrato a dare un po’ di conforto alla moglie o a sé stesso?
Intanto ascolto un coro che canta il magnificat.
Nel frattempo nelle mie vene scorre il mio amore per la vita, per la mia famiglia e per la primavera che ancora arriverà a colorare la vita, ecco insieme a tutto questo entra un liquido rosso che mi irrita un po’ e se devo essere sincera, mi fa paura. Mi toglierà molto di quella donna che sono, toglie la femminilità e tanto altro .. lo guardo e goccia dopo goccia si impone al mio corpo.
Piango e scrivo, scrivo e piango, ma sono felice… che paradosso!
Oddio una signora cerca di parlarmi, è negativa! Vuole che qualcuno le dia coraggio, il mio coraggio? NO, mi spiace e mi scuso devo scrivere, le dico che devo lavorare………. E dopo qualche parola desiste perché mi sono infilata gli auricolari e non l’ho ascoltata… ho paura! Ho bisogno di energia tutta per me non posso darla a persone che la chiedono in continuazione.
Lontana, lontana mi ripeto, chiudi e vivi”.