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Rete 5G, il sindaco di un comune del sud è il primo in Italia a vietarlo: “Fa malissimo alla salute, io devo salvaguardare i miei cittadini”.

La rete 5G, veloce, efficace ma molto dannosa per la nostra salute. Molte compagnie di telefonia già offrono la copertura ma molti sindaci, come quello di Scanzano Jonico dicono no!

La rete 5G, è la nuova rete di nuova generazione che andrà a sostituire la 4G LTE offrendo maggiore velocità (dalle 100 alle 1000 volte più rapida), miglior copertura e i clienti saranno maggiormente soddisfatti nel vedere che i problemi relativi alla connessione non esisteranno più, neppure in quei posti che sembrano sperduti.

Il sindaco che dice no

Siamo sicuri che la rete 5G faccia bene alla salute? Gli esperti dicono di no, a causa di un elevata quantità di onde elettromagnetiche ma non ne danno assoluta certezza poiché le indagini da fare in merito sono lunghe e contorte.

Il sindaco di Scanzano Jonico, Raffaello Carmelo Ripoli, in provincia di Matera, è stato il primo sindaco a non sottovalutare questo eventuale pericolo rifiutando categoricamente l’istallazione della rete 5G nel suo paese.

Ripoli teme che le radiofrequenze necessarie siano nocive per la salute, ma di certezze non ce ne sono molte e il dibattito nel mondo scientifico è molto acceso, addirittura l’Istituto Superiore di Sanità ha affermato che la nuova tecnologia è del tutto innocua.

Se la rete 5G sta arrivando ovunque per permettere una trasmissione molto rapida dei dati ampliando l’eccezionale funzionalità degli smartphone, il sindaco di Scanzano non si smentisce e ai microfoni e dice: «Le radiofrequenze del 5G sono del tutto inesplorate – scrive il primo cittadino – mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e dell’ecosistema derivabile dalla massiccia istallazione di nuove antenne», cita anche alcune fonti scientifiche. Un documento del 2019 della Commissione Europea in cui «il 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche. Viene poi sottolineato il rischio per i cosiddetti soggetti esposti a «ipersensibilità elettromagnetica», e tre studi (due americani dello Iarc e del National Toxicology program e uno italiano dell’istituto Ramazzini) che classificano le radiofrequenze come «possibili cancerogene per l’uomo».

Se vivere nella tecnologia significa provocarsi dei danni alla salute, sarebbe bene rivalutare i pro e i contro poiché si può vivere anche senza che la connessione sfrecci alla velocità della luce!