Violenze in diretta, abusi sessuali, sevizie sui bambini. Tutto a pagamento. È l’orrore ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, con il coordinamento della Procura dei Minori di Firenze, impegnati nello sviluppo dell’operazione denominata “Delirio”, avviata nell’ottobre scorso, che finora aveva registrato 25 indagati (19 minorenni e 6 maggiorenni), residenti in 13 province italiane, accusati di diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico ed istigazione a delinquere. I militari sono riusciti a risalire a due minorenni, un ragazzo e una ragazza di 17 anni ex compagni di scuola residenti in Piemonte, che sono stati denunciati per pedopornografia e istigazione a delinquere.
A quanto ricostruito, i due indagati sono riusciti ad accedere, pagando in criptovalute, a siti nascosti nel deep web e qui assistevano a violenze sessuali e torture praticate in diretta da adulti su minori, interagendo con i protagonisti delle stesse violenze e richiedendo sevizie sui corpi dei bambini. In una chat giovanissimi di tutta Italia diffondevano materiale pedopornografico e razzista. Le sevizie sui bambini chiesti in diretta video erano terribili, secondo la ricostruzione dei carabinieri. Si arrivava anche alle amputazioni. Ai video live si poteva assistere e interagire accedendo a pagamento in siti Internet criptati.
Secondo le indagini che hanno portato alla denuncia dei due 17enni piemontesi che avrebbero partecipato alle violenze, i luoghi segreti on line, definiti ‘red rooms’, sarebbero in realtà “verosimilmente nel Sud Est asiatico”, riferiscono gli investigatori. Le indagini, coordinate dal procuratore minorile di Firenze Antonio Sangermano, hanno portato a effettuare perquisizioni in cui sono stati sequestrati agli indagati cellulari, computer, tablet, chiavette usb e memorie esterne.
I bambini venivano torturati fino all’uccisione, con il progredire delle sevizie. Le attività investigative hanno fatto affiorare, spiegano gli investigatori, “la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie”, quella relativa al “deep web”, un contesto internet criptato, “dove circolano immagini di efferata violenza, anche in situazioni ‘live’, in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi, viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti”. Ogni servizio aveva un costo: per vedere video registrati si paga meno, mentre per assistere live, in diretta a sevizie che terminano con la morte del bambino si paga molto di più. Si può interagire con gli aguzzini: chiedere ad esempio che venga amputato un braccio oppure versato sul corpo del bambino seviziato olio bollente. “Le richieste ‘live’ hanno costi molto rilevanti e assicurano guadagni altissimi alle organizzazioni straniere che compiono tali atti disumani”, spiegano gli investigatori.
Risale ad ottobre 2019 l’operazione “Delirio”, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siena, coordinati dal Dottor Antonio Sangermano, Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, avente ad oggetto le ipotesi investigative di diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico ed istigazione a delinquere. L’indagine aveva disvelato l’esistenza di una Chat denominata “The Shoah Party”, nella quale erano coinvolti numerosi minorenni provenienti da tutta Italia. La predetta attività era consistita in decine di perquisizioni e interrogatori, e si era valsa quale input investigativo della preziosa e responsabile denuncia di una mamma. Le attività investigative sono proseguite anche dopo l’esecuzione delle perquisizioni, facendo affiorare la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie, quelle relative al deep web, un contesto internet criptato, in cui agli utenti viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti. Dalle chat dei due 17enni è emersa una descrizione dettagliata e inquietante delle loro esperienze nel deep web, in particolare del ragazzo che ne riferisce alla sua amica, con descrizione delle cosiddette “red room”, stanze dell’orrore, nascoste nel deep web, cui gli utenti più attrezzati tecnologicamente riescono ad accedere a pagamento, per assistere a violenze e torture praticate “in diretta” con possibilità di interagire per gli “spettatori”, che possono richiedere determinate azioni ai diretti protagonisti delle efferate azioni.