lunedì - 23 Dicembre - 2024

Una mozzarella su quattro non è fatta con il latte

La mozzarella è uno dei latticini più amati dagli italiani: ottimo da mangiare come contorno o per condire pasta, pizza e pietanze di vario genere, rappresenta un alimento molto gradito a cui è difficile rinunciare…o quasi. Probabilmente, scoprire che la mozzarella che portiamo in tavola non è fatta di latte (il più delle volte), potrebbe sorprendervi.

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La mozzarella, non acquistata direttamente dal caseificio di fiducia, infatti, ma venduta in molti supermercati, imbustata, potrebbe provenire dall’estero.

A far scattare l’allarme sono stati gli stessi consumatori e la Coldiretti ha sequestrato più di 3 tonnellate e mezzo di cagliata proveniente dall’estero in un’azienda casearia barese. «E’ ora di proteggere con tutti i mezzi il made in Italy».

Una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta.

È quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’operazione dei Nas di Bari che hanno sequestrato in una azienda casearia della Murgia barese 3 tonnellate e mezzo di cagliata di provenienza estera (tedesca e irlandese) in pessimo stato di conservazione e priva delle specifiche di legge.

Obbligatorio rendere ufficiale la provenienza 

«Sono questi i comportamenti – sottolinea la Coldiretti – che provocano una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati ai allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti» .

«Di fronte a questa escalation di truffe e inganni per salvare il made in Italy non c’è più tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l’indicazione di origine del latte in tutti i prodotti lattiero caseari per garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Coldiretti ricorda che la mozzarella e il fior di latte sono i formaggi più acquistati dai pugliesi e per questo sono i più esposti a frodi e sofisticazioni.

«In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35 mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, «manipolati» e trasformati in prodotti lattiero-caseari «made in Puglia.

Per questo in soli dieci anni hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese. La straordinaria azione di controllo delle forze dell’ordine non basta più. Deve essere accompagnata da misure strutturali».

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